«L’etichetta di origine obbligatoria che permette di conoscere l’origine del riso risponde alle esigenze di oltre il 96% degli italiani, che chiedono venga scritta sull'etichetta in modo chiaro e leggibile l'origine degli alimenti secondo la consultazione online del Ministero delle Politiche Agricole». Così Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia, commenta il recente decreto che ha introdotto l’etichettatura obbligatoria per il riso.

«Con l’arrivo dell’etichettatura di origine obbligatoria anche per il riso – continua il presidente di Coldiretti Pavia – si realizzerà un passo determinante nella direzione della trasparenza dell’informazione ai consumatori. L’Italia, che è leader europeo nella trasparenza e nella qualità, ha il dovere di fare da apripista nelle politiche alimentari comunitarie». L’obbligo di indicare in etichetta l’origine, infatti, è una battaglia storica della Coldiretti.

Il decreto per l’etichettatura obbligatoria del riso che è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e ha quindi valore legale, prevede tra l’altro che sull’etichetta del riso debbano essere indicati: a) “Paese di coltivazione del riso”; b) “Paese di lavorazione”; c) “Paese di confezionamento”. Se le tre fasi avvengono nello stesso Paese è possibile utilizzare la dicitura “Origine del riso: Italia”. Anche per il riso, se queste fasi avvengono nel territorio di più Paesi possono essere utilizzate, a seconda della provenienza, le seguenti diciture: Paesi UE, Paesi NON UE, Paesi UE E NON UE. Le indicazioni sull’origine dovranno essere apposte in etichetta in un punto evidente e nello stesso campo visivo in modo da essere facilmente riconoscibili, chiaramente leggibili ed indelebili.