19 settembre 2025
Riso, al via la raccolta in provincia di Pavia:
attesa per il Carnaroli degli 80 anni
Ma è allerta costi di produzione e SOS import selvaggio
Scatta la raccolta del riso in provincia di Pavia, che con circa 80 mila ettari coltivati è la prima provincia risicola d’Europa. Lo afferma la Coldiretti provinciale, nell’annunciare che le mietitrebbie sono entrate in azione in Lomellina e nel Pavese.
Secondo le prime rilevazioni tra i produttori – precisa Coldiretti Pavia – l’annata ha riservato un andamento meteo nel complesso favorevole, senza episodi di siccità. Nelle ultime settimane, però, in alcune zone si sono registrati sbalzi termici tra il giorno e la notte che potrebbero aver influito sul completamento della maturazione. Bisognerà quindi attendere le fasi di essicazione e pilatura per avere indicazioni più precise sulle rese finali.
E mentre nei campi si iniziano a tagliare le varietà più precoci, c’è attesa per il raccolto del Carnaroli Classico, che festeggia il suo ottantesimo compleanno: era infatti il 1945 – spiega la Coldiretti Pavia – quando “il Re dei risi e dei risotti” venne coltivato per la prima volta.
Per celebrare questa ricorrenza, sono diverse le iniziative organizzate da Coldiretti Pavia nel corso dell’anno. Tra queste, continuano fino a metà novembre gli appuntamenti degli “Agriturismi Terranostra per il Carnaroli Pavese”, grazie alla quale i consumatori possono collezionare uno speciale bollino da incollare sul “Passaporto del riso Carnaroli”. Raccolti dieci bollini diversi – spiega Coldiretti – i consumatori potranno recarsi in un Mercato di Campagna Amica Pavia e ricevere in omaggio un chilo di riso Carnaroli da Carnaroli Pavese. Le prossime date dell’iniziativa sono visibili qui: https://terranostralombardia.it/eventi/passaporto-carnaroli
Nel frattempo, a pesare sulle attese dei risicoltori italiani per la nuova campagna sono però le incognite legate ai costi di produzione e alle importazioni di prodotto straniero. I prezzi dei principali mezzi tecnici, dai fertilizzanti all’energia, hanno visto negli ultimi anni degli aumenti a doppia cifra, sulla scorta di guerre e tensioni internazionali, che li collocano ben al di sopra del periodo pre Covid e guerra in Ucraina.
L’altro problema è legato alle importazioni selvagge e agli accordi commerciali. Un nuovo colpo ai risicoltori potrebbe venire dall’intesa Ue-Mercosur, che prevede l’ingresso di riso a dazio zero fino a 60 milioni di chili, con il Brasile che è oggi il primo produttore extra-asiatico a livello mondiale. Mancano reciprocità e regole comuni: i coltivatori sudamericani usano fitofarmaci vietati in Europa, hanno manodopera a basso costo e controlli meno rigidi. «Si tratta di un vero e proprio dumping ai danni dei produttori di riso italiano – sottolinea Silvia Garavaglia, Presidente di Coldiretti Pavia – considerato che nelle risaie asiatiche si utilizzano pesticidi banditi da decenni nella UE oltre ai dubbi sullo sfruttamento del lavoro, a partire da quello minorile. Ciò ha causato squilibri nei prezzi riconosciuti ai risicoltori italiani e ridotto la competitività della filiera tricolore. Una situazione che rischia ora di ripetersi con il Mercosur e anche con l’India, uno dei più grandi produttori di riso del mondo».

Già oggi il 60% del riso importato in Italia gode di tariffe agevolate – ricorda Coldiretti -, con squilibri sui prezzi e minore competitività per la filiera nazionale. Dal 2009, grazie all’iniziativa Eba, le importazioni dai Paesi meno sviluppati sono passate da 9 a quasi 500 milioni di chili, un dumping aggravato dall’uso di pesticidi vietati e dal sospetto di sfruttamento del lavoro minorile. «Serve l’applicazione di una clausola di salvaguardia automatica – conclude il Presidente di Coldiretti Pavia - che scatti al superamento di una certa soglia percentuale di importazioni rispetto all'anno precedente. Ed è necessario anche garantire la reciprocità delle regole, per assicurare che il riso importato rispetti le stesse regole imposte alle produzioni comunitarie».