17 Gennaio 2018
NON SOLO CAMBOGIA: IN ITALIA ANCHE IL RISO INSANGUINATO DEI ROHINGYA DELLA BIRMANIA

Nel 2017 sono aumentati del 736% rispetto all’anno precedente gli arrivi in Italia di riso dalla Birmania, dove le autorità locali hanno concluso la raccolta nei campi abbandonati dai Rohingya in fuga dalla repressione. E’ quanto emerge da un’analisi della Coldiretti sulle violenze in Birmania: da questa estate sono oltre 700 mila i Rohingya fuggiti in Bangladesh e costretti a lasciare, tra l’altro, più di 28 mila ettari coltivati a riso.

Tutto questo mentre le importazioni di riso in Italia hanno raggiunto addirittura il valore record di 7,3 milioni di chili in soli nove mesi sulla base dei dati Istat perché, nonostante l’accusa di pulizia etnica, la Birmania gode – denuncia la Coldiretti – da parte dell’Unione Europea del sistema tariffario agevolato a dazio zero per i Paesi che operano in regime EBA (tutto tranne le armi). «Ma in Birmania i Rohingya sono sottoposti alla confisca dei terreni – spiega Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia – Molti di loro, inoltre, sono da sempre sottoposti al lavoro forzato, anche nei campi di riso. E sono numerose le testimonianze di violenze, addirittura decapitazioni, avvenute nei campi di riso secondo fonti giornalistiche internazionali».

«Non è accettabile che l’Unione Europea continui a favorire con le importazioni lo sfruttamento e la violazione dei diritti umani nell’indifferenza generale – sottolinea Rodolfo Mazzucotelli, direttore di Coldiretti Pavia – E’ invece necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri di produzione e di tutela della dignità dei lavoratori, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri in vendita sugli scaffali ci sia un percorso di qualità che riguarda l’ambiente, la salute e il lavoro, con una giusta distribuzione del valore».

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