12 Luglio 2017
IGP E DOP, SE PASSA IL CETA SOLO FINTE TUTELE DI CARTA

«Per la prima volta nella storia dell’Unione Europea si accorda a livello internazionale un esplicito via libera alla pirateria alimentare, a danno dei prodotti Made in Italy più prestigiosi. Sarebbe un precedente gravissimo: il CETA penalizzerà i nostri marchi, anche quei pochi IGP e DOP inseriti nell’accordo e che saranno tutelati soltanto sulla carta». Così Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia,  commenta il trattato di libero scambio tra Unione Europea e Canada al vaglio del parlamento italiano. «Sarebbe un precedente disastroso – continua Wilma Pirola – come abbiamo denunciato anche in occasione della mobilitazione di migliaia di agricoltori della Coldiretti davanti al Parlamento».


La svendita dei marchi storici del Made in Italy agroalimentare – sottolinea Coldiretti Pavia – è un pericoloso precedente nei negoziati con altri Paesi. «L’Italia, che è leader in Europa nella qualità alimentare con 291 specialità Dop e Igp e 415 vini Doc e Docg, non può accettare passivamente la banalizzazione del proprio patrimonio – sottolinea Rodolfo Mazzucotelli, direttore di Coldiretti Pavia – Al contrario, il nostro Paese deve farsi promotrice in Europa di una politica contro l’omologazione e più attenta alle distintività». «Per questo occorre accelerare l’iter di approvazione per avere al più presto l’etichetta d’origine per il riso e per la pasta – continua Rodolfo Mazzucotelli – Per questo apprezziamo la richiesta avanzata dal Governo italiano alla Commissione Europea per l'applicazione urgente della clausola di salvaguardia, per il ripristino dei dazi e per introdurre misure straordinarie di sostegno al reddito dei risicoltori».

Anche per questo motivo diventa ancora più importante  denunciare il pericoloso “cavallo di Troia” rappresentato dal CETA: davanti al Parlamento Coldiretti ha portato le imitazioni delle specialità italiane più prestigiose già realizzate in Canada, dai formaggi ai salumi. Eccellenze del Made in Italy agroalimentare che il paese nordamericano sarà di fatto autorizzato a produrre e vendere con la ratifica del trattato. Ma nessun limite è previsto neppure per i wine kit, che promettono di riprodurre in poche settimane le etichette più prestigiose dei vini italiani.

E intanto sono sempre di più i Consorzi di tutela che contestano il CETA: insieme a Coldiretti e contro il trattato Ue-Canada si sono schierati anche quello del salame di Varzi e quello del salame d’oca di Mortara. «Come spesso succede, in Europa rischiamo di farci male da soli», commenta Annibale Bigoni, direttore del Consorzio del salame di Varzi, una denominazione già copiata negli USA e brevettata da un’azienda americana che con Varzi non c’entra proprio nulla. «Dobbiamo tutelare le nostre produzioni di eccellenza – aggiunge Franco Tolasi, presidente del Consorzio del Salame d’oca di Mortara – e non possiamo certo lasciare spazio a un’invasione di prodotti similari che non hanno il livello di controlli e sicurezza alimentare che è tipico del vero Made in Italy».
«Si tratta di concorrenza sleale – sottolinea ancora il presidente di Coldiretti Pavia – che danneggia i produttori e inganna i consumatori: si rischia di avere un effetto valanga sui mercati internazionali». «Il mercato europeo è fatto da 500 milioni di consumatori, quello canadese da appena 40: non credo ci siano dubbi su chi faccia davvero l’affare con questo accordo», conclude il direttore di Coldiretti Pavia.

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