17 Febbraio 2017
GRANO: -7,3% SEMINE 2017 IN ITALIA, ALLARME PASTA

Il taglio dei prezzi pagati agli agricoltori sotto i costi di produzione ha provocato praticamente la decimazione delle semine di grano in tutta Italia, con un crollo del 7,3% per un totale di 100mila ettari coltivati in meno che peseranno sulla produzione di vera pasta italiana nel 2017, oltre che sull’ambiente, sull’economia e sul lavoro delle aree interne del Paese. E’ l’allarme lanciato della Coldiretti che chiede di fermare le speculazioni e di accelerare urgentemente il percorso per arrivare all’etichetta d’origine della pasta per evitare la chiusura delle aziende, ma anche il rischio di abbandono e desertificazione di una fetta consistente del territorio nazionale.

"Non possiamo più tollerare che il prezzo dei cereali sia al di sotto dei costi di produzione - dice Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia - Un tema che riguarda anche la nostra provincia. Pavia è la terza provincia lombarda per la coltivazione del frumento, con quasi 13.500 ettari: i campi si concentrano soprattutto in Oltrepo Pavese, ma campagne coltivate a grano si possono vedere anche nel Pavese e in Lomellina”. Le temperature rigide dei mesi scorsi e il clima mite di questi giorni fanno ben sperare per la crescita delle piantine di frumento. L’unica incognita rimane, ovviamente, la siccità. Ma a preoccupare i produttori, in questo momento, è soprattutto il mercato, che non garantisce la giusta remunerazione. 

Nella campagna 2016 i prezzi sono stati praticamente dimezzati per effetto delle speculazioni e della concorrenza sleale del grano importato dall’estero, e poi utilizzato per fare pasta venduta come italiana. “Per questo serve al più presto l’indicazione di origine del grano utilizzato per la pasta – sottolinea Rodolfo Mazzucotelli, direttore di Coldiretti Pavia - Siamo soddisfatti del percorso avviato con lo schema di decreto firmato dai ministri Maurizio Martina e Carlo Calenda per rendere obbligatoria l’indicazione dell’origine in etichetta. Siamo in attesa del via libera definitivo da parte dell’Europa”. 
 
Oltre a questo è necessario, però, lavorare sulla filiera. “Non possiamo permetterci di produrre commodities, sperando di battere sul prezzo le aziende straniere - ribadisce il presidente di Coldiretti Pavia - Dobbiamo invece puntare sulla qualità, valorizzando i nostri cereali all’interno delle filiere agroalimentari: nel nostro caso, ad esempio, all’interno del lattiero-caseario”. La realtà già drammatica del grano - denuncia la Coldiretti – rischia ora di essere favorita dall'approvazione da parte dell'Europarlamento del Ceta (Comprehensive Economic and Trade Agreement) con il Canada, il primo esportatore di grano duro in Italia. Un accordo che dovrà essere ratificato dal Parlamento nazionale contro il quale - precisa la Coldiretti - rischia di scatenarsi una nuova guerra del grano.

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