La scelta del Tar di respingere l'istanza di sospensione del decreto per l’etichettatura d’origine del grano utilizzato nella pasta accoglie le richieste dell’81% degli italiani, che chiedono maggiore trasparenza su quel che portano in tavola. E’ quanto afferma la Coldiretti nel commentare la decisione del Tribunale amministrativo regionale del Lazio, che ha bocciato il ricorso dei pastai contro il Decreto dei Ministri delle Politiche agricole Maurizio Martina e dello Sviluppo Economico Carlo Calenda per l’introduzione in Italia dell’obbligo di indicazione della materia prima a partire dal febbraio 2018 sull’etichettatura della pasta.
«Prendiamo atto con soddisfazione come la Magistratura abbia riconosciuto il primato degli interessi della trasparenza richiesta dalla stragrande maggioranza degli italiani – sottolinea Wilma Pirola, presidente di Coldiretti Pavia –. Non si può impedire ai consumatori di conoscere la verità privandoli di informazioni importanti». Il decreto per l’etichettatura d’origine della pasta punta anche a contrastare le speculazioni che hanno provocato il crollo dei prezzi del grano italiano al di sotto dei costi di produzione.
In questo senso va anche l’introduzione dell’etichettatura d’origine per il riso, eccellenza della provincia di Pavia che con 85mila ettari coltivati è il primo territorio risicolo d’Europa. «Per questo febbraio 2018 sarà un appuntamento storico per i risicoltori pavesi e per i consumatori italiani – spiega Rodolfo Mazzucotelli, direttore di Coldiretti Pavia – perché entrerà in vigore del decreto interministeriale che fissa finalmente l’obbligo di etichettatura d’origine per il riso italiano. Con l’etichetta trasparente finirà l’inganno del riso importato e spacciato per Made in Italy, e il consumatore sarà libero di scegliere tra la qualità, la tipicità e la sostenibilità del prodotto nazionale e tutti i dubbi importati insieme al riso che arriva dal Sud-Est Asiatico».