16 Febbraio 2018
ELEZIONI, ECCO IL MANIFESTO COLDIRETTI

Etichettatura d’origine su tutti i prodotti alimentari; istituzione del Ministero del Cibo; semplificazione per le imprese agricole; via il segreto sulle importazioni; nuova legge sui reati agroalimentari. Sono le cinque proposte dell Manifesto politico di Coldiretti (leggi il documento) in vista delle elezioni del 4 marzo. Si tratta di 5 interventi a costo zero da esaurire nei primi 100 giorni di Governo, che puntano a salvaguardare le imprese agricole italiane eliminando le storture della filiera e a rendendo più trasparenti i mercati e le pratiche commerciali e produttive.

 
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Il manifesto è stato presentato dal presidente Roberto Moncalvo, dal segretario generale Vincenzo Gesmundo e dalla Giunta confederale nel corso di una serie di incontri con i rappresentanti dei principali schieramenti politici in lizza.

 

Le proposte sono state sottoscritte dal vicesegretario del Partito Democratico, Maurizio Martina, mentre Silvio Berlusconi, leader di Forza Italia, ha annunciato di aver inserito integralmente i 5 punti nel programma del centro destra. Manifesto firmato anche dai rappresentanti del Movimento 5 Stelle Elena Fattori ed Elio Lannutti fondatore di Adusbef e candidato al Senato.  

 

Entrando nel dettaglio, sull’etichetta d’origine Coldiretti chiede al prossimo Governo di estendere l’obbligo a tutti i prodotti in commercio, difendendo nello stesso tempo i decreti nazionali su latte e formaggi, grano e pasta, riso, derivati del pomodoro, anche a costo di agire in regime di infrazione se il regolamento relativo all’indicazione di origine dell’ingrediente cui sta lavorando la Commissione europea dovesse tendere a sovvertire gli orientamenti e le norme approvati dal nostro paese. 

 

La seconda proposta è l’istituzione di un Ministero del Cibo che riunisca in sé le funzioni del Ministero delle politiche agricole e quelle del Ministero dello sviluppo economico relative alla definizione delle strategie e degli interventi di politica economica per la promozione del settore agroalimentare. Ciò garantirebbe un’unica regia e un unico indirizzo per il cibo italiano.

 

L’altra grande battaglia da portare avanti è quella della semplificazione rispetto a un carico per le imprese agricole derivante da processi burocratici distorti che rappresenta uno dei principali elementi di malessere e di ostacolo competitivo. Ciò sarà possibile solo valorizzando, secondo i principi di sussidiarietà, il ruolo di semplificazione dei Centri di Assistenza Agricola, in rapporto diretto con le imprese. Serve inoltre un cambio di marcia per velocizzare i processo di erogazione dei finanziamenti pubblici (nazionali, regionali e comunitarie) da parte dello Stato, delle Regioni e degli Organismi pagatori, anche qui facendo leva sul ruolo dei Centri di assistenza agricola.



Va poi tolto il segreto sulle importazioni mettendo finalmente in trasparenza i flussi commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare, che proprio grazie alla garanzia dell’anonimato finiscono spesso per agevolare fenomeni speculativi che si riflettono pesantemente sul prezzo pagato ai nostri produttori. E’ il caso, tanto per fare un esmepio, delle pesche che arrivano dalla Spagna, del grano canadese trattato con glifosato in pre-raccolta e vietato in Italia perché cancerogeno o degli agrumi spagnoli e sudafricani. Occorre inoltre creare un’autorità che vigili sui mercati rispetto alla creazione di bolle speculative, un vero e proprio Garante per la sorveglianza dei prezzi nel settore agroalimentare.

  

Infine, serve portare a termine l’iter della legge sui reati nel settore agroalimentare, contro tutte quei tipi di che non trovano nell’attuale codice alcun tipo di risposta deterrente efficace.

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