19 Marzo 2018
CETA FRENA EXPORT ALIMENTARE IN CANADA (-4%)

Frena del 4% il tasso di crescita delle esportazioni agroalimentari Made in Italy in Canada dopo l’entrata in vigore provvisoria del trattato di libero scambio (CETA) il 21 settembre 2017. E’ quanto emerge da una analisi della Coldiretti sui dati Istat dalla quale si evidenzia che nell’ultimo trimestre del 2017 le esportazioni in valore sono risultate in crescita dell’8,5%, ben al di sotto del 12,5% fatto registrare nello stesso periodo nell’anno precedente l’entrata in vigore del trattato.
 
Al contrario – sottolinea la Coldiretti – dopo aver accusato nell’anno precedente l’entrata in vigore del trattato un calo del 13,2% le importazioni in Italia dell’insieme dei prodotti agroalimentari canadesi fanno registrare un balzo in valore del 23,3%, con l’esclusione del grano duro. Un discorso a parte - continua la Coldiretti - merita infatti il grano duro con gli arrivi in Italia che sono crollati del 39,5% in valore anche per la crescente diffidenza del mercati verso il cereale canadese che viene notoriamente trattato in preraccolta con il glifosate, secondo modalità vietate in Italia. Ma soprattutto per la necessità di diversificare gli approvvigionamenti a favore della produzione di grano nazionale per l’entrata in vigore in Italia del decreto con l’obbligo di indicare in etichetta la provenienza del grano impiegato, come conferma il crollo complessivo delle importazioni di grano duro in Italia nel 2017. Un effetto riconosciuto dagli stessi canadesi che si sono opposti con decisione all'etichettatura della pasta Made in Italy.
 
Se le prime indicazioni meritano di essere analizzate su una piu' lunga scala di arco temporale, sono confermate le perplessità sollevate nei confronti degli effetti del trattato sul piano commerciale da numerosi operatori. I produttori italiani di pomodoro pachino hanno recentemente denunciato il blocco canadese delle importazioni dalla Sicilia con il pretesto di un insetto, la tuta absoluta, non presente nelle spedizioni. Nello stesso tempo non funziona - spiega la Coldiretti - il meccanismo delle quote di esportazione in Canada dei formaggi europei e italiani, visto che il sistema, ideato dagli stessi canadesi e accettato dall’Europa, sta portando i costi di “affitto” delle quote a valori stranamente simili a quelli dei dazi formalmente cancellati. 

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